Desiderio delle PR di ricevere ulteriore formazione in materia di analisi dei dati e comunicazione della sostenibilità
I dipendenti delle pubbliche relazioni desiderano più spesso un'ulteriore formazione nei settori dell'analisi dei dati e della comunicazione della sostenibilità. Ma finora le offerte delle aziende sono poche. Eppure, le conoscenze sui dati e la comunicazione della sostenibilità sono tra le principali competenze del futuro. Questo è il risultato dell'attuale PR trend monitor della filiale dpa news aktuell e di PER. Al sondaggio hanno partecipato 297 esperti e manager di PR provenienti dalla Svizzera e dalla Germania.
Formazione continua sui temi dei dati e della sostenibilità
Le competenze più urgenti sono quelle tecniche: quasi un intervistato su due vorrebbe una formazione ulteriore nel campo dell'analisi dei dati (48%). La comunicazione sulla sostenibilità segue al secondo posto (37%). Segue a breve distanza il desiderio di una maggiore formazione nella produzione di contenuti multimediali (36%). Quasi un intervistato su tre ritiene utile ampliare le proprie competenze nelle aree della gestione dei social media (29%) e della strategia e ideazione (28%).
D'altra parte, gli intervistati vedono una minore necessità di formazione nelle competenze di gestione dei progetti, nella comunicazione interna (13% ciascuno), nei media a pagamento e nelle ricerche di mercato (12% ciascuno). Le aree classiche della comunicazione come la competenza testuale (9 percento) e le relazioni con i media (8 percento) sono le meno richieste.
Le attuali offerte di formazione continua delle aziende non sono più aggiornate
È vero che la grande maggioranza delle aziende promuove il miglioramento delle competenze; solo una su dieci non offre ancora alcuna misura di formazione continua (13%). Ma in alcune aree la promozione manca il bersaglio. Sebbene la formazione personale in materia di raccolta e valutazione dei dati sia più urgente, solo poche aziende hanno finora reso i loro dipartimenti di comunicazione idonei alle questioni di analisi dei dati. Quasi un intervistato su due ha una richiesta in tal senso (48%), ma solo un'azienda su quattro offre una formazione sul know-how dei dati (24%). C'è anche un grande divario tra le esigenze personali e il supporto dell'azienda quando si tratta di comunicazione sulla sostenibilità: il 37% vorrebbe un supporto in questo senso, ma solo il 26% lo riceve attivamente sotto forma di ulteriore formazione.
Nelle discipline classiche della comunicazione, le aziende investono molto nella formazione continua, anche se la necessità è piuttosto bassa secondo gli intervistati: ad esempio, quasi un'azienda su tre promuove la competenza testuale (29%), anche se solo un professionista delle pubbliche relazioni su dieci ne vede personalmente la necessità (9%). Il contrasto è simile per le relazioni con i media, dove un'azienda su quattro offre formazione continua (26%), ma solo l'8% ritiene utile migliorare ulteriormente le proprie competenze in questo ambito. Quasi un'azienda su tre offre formazione anche per la gestione dei progetti (28%), anche se solo una su dieci ne ha bisogno (13%).
Azienda non ancora attrezzata per il futuro
La discrepanza tra le esigenze formative individuali e l'effettiva formazione offerta dalle aziende si riflette anche nelle risposte degli intervistati sulle future competenze principali del settore delle pubbliche relazioni. Secondo queste risposte, la comunicazione sulla sostenibilità diventerà molto più importante per il 41% degli intervistati nei prossimi due anni. Anche le competenze tecniche - in particolare la raccolta e l'analisi dei dati - diventeranno molto più importanti in futuro, secondo un professionista delle PR su tre (32%). Ma anche la rilevanza di alcune soft skills sta aumentando. Secondo i professionisti delle pubbliche relazioni, la capacità di pensare in modo critico (36%) e la curiosità per i cambiamenti (33%) diventeranno molto più importanti in futuro. Anche l'intelligenza emotiva diventerà molto più importante per un professionista della comunicazione su quattro (25%).
D'altra parte, non viene attribuito un grande aumento di importanza al lavoro sui media classici. Solo il 6% ritiene che questa competenza diventerà molto più importante nei prossimi due anni. Tuttavia, la maggior parte degli intervistati continua ad attribuirle la stessa importanza nella casella delle competenze (54%). La situazione è simile per quanto riguarda le competenze di messaggistica. Solo per il 12% questa competenza diventerà molto più importante in futuro, ma il 43% ritiene che lavorare sui testi non diventerà meno importante.
Fonte: www.newsaktuell.ch